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Agenzia Pagina per Saving Bees

Gli amici di Saving Bees ci insegnano che le api sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi e che garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo. Passando di fiore in fiore prendono e lasciano componenti essenziali per la vita vegetale (e quindi per la nostra vita). Un po’ quello che facciamo noi nel mondo della comunicazione assorbendo e lanciando stimoli, lavorando di squadra, producendo idee. Da bravi impollinatori di idee ci sentiamo particolarmente partecipi della sorte delle api, messa a rischio da comportamenti dell’uomo, e quindi ci sembra normale aiutare loro per salvare noi.

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I padri della grafica italiana: Pintori

Quella di Giovanni Pintori è un’esperienza forse unica nel panorama internazionale; unicità intesa naturalmente dal punto di vista della competenza e della poetica, ma anche in termini di biografia.

La sua, infatti, è la storia di un grandissimo professionista della comunicazione visiva che sposò per trent’anni la causa di una sola azienda. Nel 1936 entrò nell’Ufficio Tecnico della Pubblicità di Olivetti; nel 1950 ne divenne il direttore artistico e fino al 1967 produrrà molte centinaia di manifesti, annunci pubblicitari, brochure e allestimenti per questo storico marchio.

D’altra parte la visione dell’Azienda in quegli anni di formazione è a sua volta unica e segnerà in maniera indelebile l’esperienza industriale italiana; non solo dal punto di vista della produzione, ma anche nell’ambito più allargato della presenza aziendale e quindi anche della comunicazione. Insomma, già negli anni ’30 dello scorso secolo l’Italia aveva il proprio Steve Jobs: il suo nome era Adriano Olivetti – campione di lungimiranza, acume imprenditoriale, consapevolezza del ruolo sociale dell’industria e di quello di arte e cultura come motori dell’economia -, e Giovanni Pintori era la sua voce.

In fondo si potrebbe dire che tutti gli iProdotti di questi ultimi anni (così cari alle più giovani generazioni, e non solo) hanno avuto validi precursori nelle grandi idee del design italiano a cavallo della seconda guerra mondiale. I loro nomi sono VespaFiat 500Lambretta e tra questi c’è anche l’inossidabile Lettera 22 Olivetti, per la quale Pintori progettò messaggi che hanno trovato spazio nelle esposizioni più importanti del mondo, dal Louvre al MoMA di New York, alla Biennale di Venezia.

Il dinamismo della mentalità aziendale e la modernità della gestione sono un tutt’uno con le qualità del progetto di comunicazione. Pintori monta un sistema ricco di energia fortemente iconica, nel quale risulta evidente una precisa formazione razionalista che sa però evolvere con grande efficacia evocativa e cinetica (il movimento è valore evidente del lavoro di Pintori, come felicemente testimoniato dal bel booktrailer per la monografia del nostro, pubblicata da Lupetti Editore).

Attraverso il lucido equilibrio di spazi, forme e colore il lavoro di Pintori si sviluppa in questi trent’anni con precisione e consapevolezza, creando un sistema che saprà segnare l’identità di Olivetti, ma anche, cosa forse più importante, il linguaggio di un periodo storico, come sapientemente sottolineato da Elio Vittorini in uno scritto su Olivetti a proposito dei primi lavori di Pintori: “Certo, dietro a queste tavole, c’è uno scopo che resta, in definitiva, quello comune di ogni pubblicità. Pure, gli autori delle tavole hanno lavorato senza tenerlo presente: tenendone presente uno molto più immediato: creare immagini che riuscissero a durare nell’uomo e a vivere in lui. È lo stesso scopo altamente ambizioso di un poeta, di un pittore. Ma se solo l’arte può qualificare, e far durare, far vivere, ottenere l’impegno dell’uomo, la pubblicità deve essere arte”.

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Anche quando il lavoro del progettista non si concentra sulla rappresentazione iconica del concetto, ma attinge dall’iconografia più classica, la grande capacità di elaborazione dei significati ottiene comunque risultati memorabili. Così le qualità tipiche del prodotto si manifestano in tutta la loro esplicita pertinenza: “Regala Lettera 22: farai bella figura a Natale, è coperta da un efficiente Servizio di assistenza ed è lo strumento ideale del professionista più dinamico”.

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Naturalmente il percorso stilistico di Pintori avrà negli anni un’evoluzione che lo porterà verso soluzioni più personali, nelle quali metterà a frutto l’insegnamento delle avanguardie artistiche e l’esperienza acquisita attraverso il fermento della grafica italiana di quegli anni (ricordate lo studio Boggeri?). L’immagine del prodotto ha evidentemente una funzione commerciale, ma questa è resa eclatante più dalla messa in pagina che dalla mera rappresentazione: foto, segno e colore trovano un equilibrio in cui l’uno è strumentale al tutto.

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Lungo questo percorso di elaborazione dell’identità visiva dell’azienda, gli elementi si distillano progressivamente. Il fluire dei significati si orienta verso una interpretazione in cui anche la parola si fa segno (in fondo, ciò che propriamente è la scrittura); e questo cos’è se non un modo di dire “Olivetti”?

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Oppure abbandoniamo tutto quanto suggerisce un contesto, un utilizzo, una qualità. E concentriamoci sulla forza evocativa del segno, trasformiamo la meccanica in significato; così il pezzo diventa simbolo (di modernità, efficienza, bellezza, rigore). Eliminiamo il colore, perché il senso dell’annuncio è già tutto nell’uso dello spazio e nell’equilibrio tra pieni e vuoti, cioè tra bianco e nero.

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Ora, in qualche modo, medium, significante e significato si fondono e niente diventa tanto esplicito quanto il non detto. Da qui all’esposizione al MoMA, il passo è breve…