Siamo andati a recuperare questo approfondimento di Rai 3 quando lo scorso mese abbiamo appreso la notizia dei nuovi 112 colori di Pantone LLC, l’indiscussa autorità mondiale e fornitrice di standard per quanto riguarda i colori. Il collegamento partì spontaneamente, perché se non ricordavamo male, e non ricordavamo male, la puntata ripercorreva la nascita dei primi colori trasmettendoci oltre che un senso di soddisfazione per i risultati dell’incessante ricerca umana, anche una sensazione di fatica, un affanno, quale era, ricavare i primi preziosissimi pigmenti con i quali tingere se stessi, indumenti, oggetti e le prime tele “artigianali”.
Il 1° marzo 2016, a mezzo stampa, Pantone ha invece annunciato con molta semplicità l’offerta di nuove sfumature di colore per la comunità dei designer, tinte selezionate previa indagine sui colori maggiormente richiesti dai consumatori. La nuova palette – PANTONE PLUS SERIES – è stata promossa da Pantone su diversi canali e mezzi (in fondo all’articolo pubblichiamo lo spot), tra cui una campagna con noti artisti, invitati a realizzare opere originali utilizzando esclusivamente le nuove tonalità.
I 1.867 colori Pantone, compresa la serie Pantone Plus Series
Dalle origini alle implicazioni psicologiche individuate dalle neuroscienze, dalla cromo-terapia al graphic design, i colori sono contemplati e scientificamente approfonditi in diversi settori. La loro storia è legata da sempre, fin da prima del Paleolitico, alle diverse forme di espressione artistica dell’uomo e alle forme di comunicazione.
E la comunicazione, sotto certi aspetti, è anche arte, così come non si può negare sia vero l’inverso: l’arte è anche comunicazione.
Difatti, dipingere il proprio corpo è stata, secondo gli studiosi, la prima pratica cui i nostri antenati si sono dedicati per impiegare i colori, in un secondo momento gli uomini iniziarono a realizzare le prime pitture primitive. I dipinti dell’età della pietra si sono conservati nelle grotte di tutti i continenti. Solo in Europa ci sono 300 grotte (le più famose quelle di Altamira, in Spagna), in cui sono conservati dipinti fatti risalire ad un periodo tra i 30.000 e i 10.000 anni fa.
Grotte di Altamira
È da quel momento che la storia dei colori procederà sempre di pari passo con la storia dell’arte nella vita dell’uomo, estendendo il concetto di arte a quelli più estesi di estetica e bellezza. Anche il payoff dei nuovi 112 colori Pantone sembra richiamare questo stretto legame: “nuovi colori, nuove possibilità”.
Il tema dei colori è vasto ed inesauribile, ci interessa particolarmente da sempre e possiamo immaginare che anche tra i lettori del blog ci siano tanti appassionati. In quest’articolo ci siamo focalizzati sulla storia dei colori, condividendo le nostre riflessioni, oltre che fonti e risorse.
L’evoluzione del sistema ternario dei colori
La storia del colore si sviluppa in tre fasi:
- il Medioevo feudale,
- l’inizio dell’epoca moderna,
- la rivoluzione industriale.
Nei secoli XI-XIII un nuovo ordine di colori sostituisce il sistema ternario articolato attorno a rosso, bianco e nero che caratterizzava la protostoria, aggiungendo alla palette cromatica il giallo, il verde e il blu. Pastoureau (2008) descrive questo periodo come una fase in cui nell’Occidente cristiano la simbologia del colore si fa più forte che in passato, tanto che i vizi capitali vengono associati ai colori: orgoglio e lussuria sono rossi, l’invidia è gialla, la vanità verde, la pigrizia bianca, collera e avarizia sono nere. Tra il 1450 e il 1550 dominano il bianco e il nero.
E’ il secolo in cui circolano i testi stampati con l’in chiostro nero, dove anche le immagini sono monocromatiche; è il periodo in cui in Europa si diffonde il protestantesimo che porta con sé l’austerità dei colori scuri, primo fra tutti il nero; ed è il periodo in cui si apre la strada alla scoperta di Newton (Zeki 2007) sulla scomposizione nei colori spettrali della luce bianca.
Nella terza fase, tra il 1750 e il 1850, lo sviluppo tecnologico consente di fabbricare una precisa tonalità di colore partendo da un campionario (Pastoureau 2007). La tecnologia dei coloranti artificiali ha avuto una parte importante anche nello sviluppo del lessico legato al colore: circa 1000 nuove definizioni derivano da nomi commerciali dei coloranti.” (Rigutto C., 2012, “Storia dei colori” tratto dal testo “Il colore del turismo digitale. Definizione di un modello cromatico per lo sviluppo di interfacce web nel mercato turistico globale.” a cura della stessa autrice).
Una palette infinita di colori, atossici
Oggi possiamo godere di una disponibilità di colori inimmaginabile solo un paio di secoli fa. Quelli ufficializzati da Pantone sono 1.867 colori. Parallelamente cresce la consapevolezza della cura salute, con conseguenti maggiori controlli su, ad esempio, gli aspetti tossicologici delle sostanze impiegate nell’industria. Nei nostri tempi moderni possiamo vivere in un mondo iper-colorato e anche meno “pericoloso” e inquinato rispetto a centinaia di anni fa o ai non molto lontani anni 60/70. Consideriamo la consapevolezza della tossicità di alcuni pigmenti un passaggio fondamentale nella storia dei colori.
Un esempio riguarda una delle icone della sofisticata bellezza: la geisha. Il bianco dell’argilla delle geishe è stato per secoli tossico perché a base di piombo, oggi sono invece disponibili polveri minerali atossiche di diverse sfumature di colore per il make-up estetico e scenografico. Una tendenza che sta crescendo riguarda l’impiego di un numero sempre maggiore di coloranti naturali atossici nell’industria manifatturiera e tessile. Anche nella bioedilizia, settore pioniere sotto questo punto di vista, si assiste ad un impiego sempre crescente di straordinarie sostanze naturali per le vernici, i mordenti, le cere e altri materiali. Sempre più colori vividi e brillanti di origine naturale vengono oggi ricreati grazie alla ricerca e all’impiego delle nuove tecnologie. E i colori sintetici sono sempre meno tossici e innocui.
Storia dei primi pigmenti
BLU EGIZIANO – La prima grande civiltà culturale ad aver utilizzato i colori sono stati gli antichi egizi. Gli egizi scoprirono anche il primo pigmento inorganico artificiale della storia: il blu egiziano. Fu un colore da “esportazione”, lo adottarono anche i Greci e i Romani, fu usato nel Medioevo e nel Rinascimento, finché non sparì letteralmente dalla circolazione perché nessuno riusciva più a recuperare la “ricetta” originale. I cinesi utilizzarono per secoli una tinta di blu più chiara rispetto al blu egiziano, ma incredibilmente simile, la cui formula si differenziava per il bario al posto del calcio.
Blu egiziano nella corona del busto della regina Nefertiti.
La scoperta di nuovi colori artificiali, quindi la possibilità di riprodurli, era sempre accolta con un grande comprensibile sensazionalismo.
Proviamo ad immedesimarci in quei tempi e sarà chiaro il perché di questo sensazionalismo.
BLU MAYA – Un altro pigmento che fece la storia dell’uomo fu un particolare turchese intenso noto come Blu Maya.
“Resistente a climi estremi, si mantiene intatto nei secoli. E non c’è solvente ultramoderno che riesca ad aggredirlo. Il segreto del blu Maya è rimasto a lungo un mistero. Ora gli scienziati hanno scoperto come questo popolo realizzava il colore dei sacrifici per gli antichi Maya, che è stato definito una delle grandi conquiste artistiche e tecnologiche della Mesoamerica, l’area compresa fra la fine delle piane desertiche del Nordamerica e l’Honduras, in un periodo che va dal 300 e il 1.500 d.C..” (Da Metafisica del colore.)
PORPORA – I Fenici inventarono un pigmento di origine organica, diventato leggendario per il suo procedimento molto complesso e per i suoi utilizzi: il porpora. Si estraeva un liquido vischioso di colore violaceo dalla murice, un mollusco della famiglia dei Muricidi, attraverso la secrezione di una piccola ghiandola. Oggi identifichiamo con il porpora un colore ben definito, ai tempi dei Fenici aveva invece diverse sfumature di colore in base alla preparazione e alla quantità di pigmento usato. Per tingere di un rosso abbastanza intenso una sola veste occorrevano migliaia di esemplari da lavorare uno per volta. Quindi chi aveva le vesti di un porpora più saturo e intenso era considerata una persona abbiente. Nell’Impero Romano, ad esempio, usavano il porpora i generali, gli aristocratici e gli uomini più potenti dell’Impero. E ancora prima se ne faceva un uso sacerdotale e regale. Fu un colore che fece la fortuna delle numerose città greche, italiane, spagnole e nordafricane che lo producevano. La tecnica andò perduta in Europa dal pieno Medioevo al 1833, anno in cui venne riscoperta da Bartolomeo Bizio.
GIALLO – In Cina ricavarono il giallo da procedimenti complessi su materie prime di non semplice reperibilità. E così, come le tinte precedenti, fu per molti secoli un colore utilizzato prevalentemente dai regnanti e dai benestanti. Ancora oggi, in Cina, al giallo viene associato alla regalità, oltre che a “suggestioni” positive come il sole, la vita, l’oro. Solo che l’associazione con quest’ultimo contribuì ad identificare il giallo “anche” come un colore tutt’altro che spirituale, ma legato alla brama di potere e denaro. Il giallo, più di ogni altro colore, è stato percepito in modi diversi sia in epoche diverse che in territori diversi: “In Germania, Olanda, Italia e Turchia, il giallo è associato all’invidia, in Inghilterra alla codardia, mentre in Spagna è un colore positivo perché presente nella bandiera e nella divisa della nazionale di calcio. Il giallo simboleggia il calore del sole negli Stati Uniti, l’infedeltà in Francia e in Russia è associato alla gelosia, mentre in Cina è simbolo di buon gusto e rappresenta il colore dell’imperatore nelle dinastie Ming e Quing, fatta eccezione che per il suo significato huang “giallo” riferito alla prostituzione in uso nell’area di Honk Kong.”
In Europa fecero largo uso del giallo artisti e pittori, come ad esempio Kandinskij. C’è un testo, davvero molto esaustivo, dedicato a questo colore, scritto da Claudio Seccaroni e titolato “Giallorino, storia dei pigmenti gialli di natura sintetica.” “Giallorino” è la denominazione del giallo tenue e poco saturo.
VERDE – Il verde figura per la prima volta nella pittura degli antichi Egizi e pare risalga ai tempi in cui furono costruite le piramidi. Fu associato alla fertilità, alla rigenerazione, all’evoluzione spirituale. Nell’Europa che conosciamo oggi fu il papa Innocenzo III ad introdurlo, fino a quel momento non era un colore considerato dal clero cristiano, unica cerchia oltre a quella dei sovrani che avrebbe potuto permettersi di usare “nuovi” pigmenti.
Les changeurs Quentin Metsys, Le Changeur et sa femme (1514). Paris, musée du Louvre. © RMN-GP/Musée du Louvre/Gérard Blot
Per spiegare come fu utilizzato e percepito il verde presso le varie popolazioni ci vorrebbe un libro, e c’è “Verde – Storia di un Colore” di Michel Pastoureau: “Nel Nord Europa – ad esempio – c’erano i “verdi barbarici”, poi le tuniche dei pirati che assalgono chiese e monasteri. I vichinghi preferirono senza dubbio il verde, forse in contrasto con il blu delle distese marine e il bianco della neve, che copre quelle terre. Il colore degli ecologisti, Grünen, proviene da lì, dal mondo nordico e pagano.
Poi c’è il verde dell’Islam, che oggi garrisce al vento nelle bandiere di vari stati arabi e dei gruppi terroristici della jihad. Verde è il turbante del Profeta Maometto, anche se le testimonianze dirette sono incerte, visto che vestiva di bianco e amava anche il nero. Brusatin ci spiega che è il verde del Paradiso Terrestre dell’Islam, mentre quello cristiano è di color celeste.”
Oggi, 1867 colori per i graphic designer
Potremmo continuare ancora per molto, approfondendo e divulgando la storia di ogni singolo pigmento. Ognuno di essi è carico di significati che sono cambiati nelle epoche e nei continenti, ognuno è una storia a sé, che attraversa al contempo la storia dell’uomo, raccontandola da una prospettiva molto particolare.
Per questo motivo torneremo sicuramente sull’argomento, per ora vi lasciamo con lo spot sui nuovi 112 colori Pantone e una piccola lista di link.