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Agenzia Pagina per Saving Bees

Gli amici di Saving Bees ci insegnano che le api sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi e che garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo. Passando di fiore in fiore prendono e lasciano componenti essenziali per la vita vegetale (e quindi per la nostra vita). Un po’ quello che facciamo noi nel mondo della comunicazione assorbendo e lanciando stimoli, lavorando di squadra, producendo idee. Da bravi impollinatori di idee ci sentiamo particolarmente partecipi della sorte delle api, messa a rischio da comportamenti dell’uomo, e quindi ci sembra normale aiutare loro per salvare noi.

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I padri della grafica italiana: Grignani

“Io non disegno, io trovo”

L’articolo su Franco Grignani potrebbe essere finito qui. Nulla meglio di questo suo assunto, in effetti, descrive l’esperienza di questo grande sperimentatore che consacrò la propria carriera allo studio della percezione visiva, alla comprensione delle implicazioni fisiche e psicologiche della visione, senza accontentarsi mai di un risultato meramente estetico. Secondo Grignani l’occhio umano vede attraverso sensazioni e suggestioni e quindi oltre la geometria e l’equilibrio della composizione. (> Butta un occhio / 12 e 3)

“Io cerco ciò che non esiste, quello che è al di là del reale. L’occhio umano ha dei limiti, a un certo punto non va oltre. Anche il nostro occhio è tarato. La velocità dunque obbliga la mente a intervenire per supplire alle difficoltà, alle incertezze del nostro occhio. Così io altero la prospettiva, cerco forme impossibili, entro nel labirinto delle distorsioni”.

Gli studi e la passione per la matematica porteranno Grignani a una costante riflessione sullo spazio e sugli strumenti foto-tipografici, giocata sulle tensioni, sul ritmo, sull’interdipendenza tra occhio e mente. Il suo lavoro (in modo particolare dall’immediato dopoguerra, ma fin dagli anni ’20) non prescinde mai dal tipico approccio speculativo e sperimentatore: il grande dinamismo, la sovrapposizione dei linguaggi e degli strumenti, in sintonia con gli stimoli della gestaltpsychologie, sono le stesse qualità fondanti di autori contemporanei, come Max Huber o Giovanni Pintori, che la sua lezione sapranno comprendere ed elaborare personalmente con grande talento.

All’inizio degli anni ’50, quando l’AGI lo mette tra i sessanta grafici più importanti del mondo (assieme agli altri italiani Munari, Carboni e Pintori), Grignani rende compiuto (ma mai definitivamente, come conviene a una sperimentazione che possa davvero definirsi tale) il percorso di ricerca avviato decenni prima e applica le sue risoluzioni a esperienze che resteranno nella storia della comunicazione visiva: Dompé, Alfieri&Lacroix, Ducotone, Pirelli, Penguin Book.

Nei lavori per questi marchi riconosciamo la tensione intellettuale che accompagnò Grignani fin dagli esordi. “Sono nato quando è nato il Cubismo”, diceva ricordando il 1908; una battuta di spirito che forse nascondeva una sorta di premonizione del suo percorso culturale, così concentrato su dinamismo, forza, geometria, percezione consapevole di spazio e tempo.

Difficile selezionare una minima galleria di lavori all’interno della sterminata opera di Grignani (lui parla, ad esempio, di 14.000 lavori solo di sperimentazione, senza contare quindi tutto il lavoro svolto in tanti decenni di professione). D’altra parte, la stessa considerazione vale per tutti i Padri della Grafica su cui stiamo facendo questa carrellata. Per fortuna, per chi volesse documentarsi più largamente, oggi ci aiuta santa internet

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Anche nei progetti “tradizionali”, più prettamente in sintonia con la comunicazione visiva del periodo, Grignani dimostra personalità e doti di fine compositore e illustratore maturo.

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Da art director della casa farmaceutica Dompé Grignani mette a frutto gli studi sullo spazio e il colore. La logica di questi annunci, in modo particolare, dimostra l’autorevolezza del suo percorso, facilmente riscontrabile, ad esempio, nell’esperienza del contemporaneo Max Huber.

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Allo stesso tempo si perfeziona la ricerca sul linguaggio della fotografia, eccezionale strumento di comunicazione al quale Grignani riconosce un ruolo fondamentale, soprattutto per le possibilità espressive che consente quando ci si allontana dalla mera rappresentazione.

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A proposito di potenza espressiva della fotografia, merita un capitolo a parte il progetto Alfieri&Lacroix. Si dice a ragion veduta “progetto”, dal momento che il lavoro svolto su questo marchio negli anni ’50-’60 rappresenta un’evoluzione costante, un percorso continuo di ricerca che si tiene dall’inizio alla fine.
Ciò che Grignani racconta della sua concezione della percezione visiva (e non solo) vale più che mai per questo capitolo della sua storia professionale: “Volevo che l’occhio altrui si educasse a vedere nel mondo intracerebrale degli impulsi la via sensibile adatta all’uomo moderno. Così l’arte entra nella vita come supporto ai problemi della cultura visiva, perché l’uomo non più imbottito di nozioni possa formulare giudizi, indicare scelte, godere di aspetti, avere più fantasia creativa, raddoppiando il valore della vita nell’’esaltazione dell’immaginario”.

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Si direbbe che tanto cercare non potesse che portare lontano da questo mondo! Nel biennio 1969-‘70 Grignani progetta diverse copertine per la collana di fantascienza di Penguin Books. Dalle sue sperimentazioni su luce e forme ai mondi alieni di Ray Bradbury e Philip K. Dick la distanza non è siderale…

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Chiudiamo con un caso, in tutti i sensi: il marchio della Pura Lana Vergine che tutti abbiamo avuto sotto gli occhi dal 1964 per una vita. Questo, oltre a essere stato votato in una delle solite (inutili) classifiche come il marchio più bello della storia, è avvolto nel mistero della sua paternità. A parte far notare l’evidente cifra stilistica di Grignani (per non parlare degli studi su un suo sketchbook), credo sia giusto dare credito all’aneddoto riportato dalla figlia Manuela che se lo vide abbozzare con i rebbi di una forchetta sul tovagliolo di un ristorante.

 

Paolo Biagini