Riassuntino
La parte bassa dello spazio, pagina o manifesto pubblicitario che sia, è dedicata alla denotazione dei contenuti.
Scegliamo quindi delle rappresentazioni (testi e immagini) adeguate al nostro pubblico, che inequivocabilmente gli dicano quel che vogliamo dirgli, e le disponiamo come in un racconto, dove l’incipit sta sinistra e la conclusione a destra.
(Butta un occhio 3)
E nel racconto, che il lettore comprende senza fatica (e che condivide, se siamo stati veramente bravi), si trova anche il logo.
(Butta un occhio 2)
Il logo… esattamente dove?
Ok in basso, ma al centro o a destra?
Per inciso: a sinistra mai, perché in linea di massima quello che sta in basso a sinistra si scorda più facilmente (prossimamente approfondirò il discorso sulle zone di attenzionalità e di memorabilità della pagina).
Tra centro e destra invece, al piede della nostra pagina, mi azzardo ad affermare che la differenza non è fondamentale. Però…
…dipende dai presupposti.
Porto giusto ad esempio due miei criteri di scelta, date due diverse premesse:
- se la parte alta della pagina è particolarmente creativa, per compensare la percezione che il lettore si può fare dell’azienda colloco il logo al centro, connotandolo così di equilibrio e concretezza;
- se penso che il logo sia sbagliato (ad es. graficamente complesso o assolutamente anonimo) per farlo meglio ricordare lo pongo alla fine della lettura della pagina, quindi a destra, connotandolo inoltre delle qualità date dalla posizione.
Ma ora, squillino le trombe…
Sursum mentem et corda!
Finché stiamo coi piedi per terra è tutto a posto. Ora invece affrontiamo questioni più alte, che per account ed esperti di marketing (e ingegneri, commercialisti, tassonomisti…) sono comprensibili come lo è per me il mondo della finanza.
Nella parte superiore della pagina la fisica newtoniana è messa alle corde. E, pensateci bene, anche nella vita reale può succedere che tempo e spazio facciano una capriola…
Che cosa sospende lo spazio/tempo?
- Una sleppa ben assestata.
- La bellezza assoluta (l’Arte e l’Amore).
- Non fatevelo spiegare da un fisico… no, volevo dire: l’intelligenza, più precisamente la capacità di astrazione.
Se non avete mai provato il primo tipo di esperienza, fidatevi. Tutti invece, spero, avrete ben presenti l’emozione provata davanti alla bellezza (per non dire dell’amore) e la piena soddisfazione di un’azzeccata intuizione, di un affacciarsi lateralmente, non logico, della Verità.
Bellezza e Astrazione: è grazie a loro che possiamo ottenere un Big Bang nella nostra pagina, far sì che il nostro pubblico trattenga il fiato della ragionevolezza.
(Perché?)
È proprio il perché della rappresentazione creativa, il suo pro, a non essere compreso appieno da un tassonomista (o un ingegnere, un esperto di marketing, ecc), preoccupato che non si illustrino abbastanza, nella parte bassa della pagina, le qualità del prodotto.
Bene che vada, della creatività si intuisce una sola funzione: colpire l’attenzione. Vero, verissimo. Ma non è la sola.
La pagina pubblicitaria deve dare spettacolo perché è il pubblico che lo vuole.
E lo vuole perché lo spettacolare simula gratificazioni che la realtà non ci concede… ergo: questo prodotto mi gratificherà!!!
La differenza tra la pubblicità e l’informazione (vera) sta proprio nella parte alta della pagina: qui una mela non deve per forza cadere verso il basso.
Anzi, se lo fa, il lettore gira pagina. (continua)
Giovanni Capponi